Nei primi anni di vita il gioco è affrontato tanto seriamente da
poter sembrare il "lavoro del bambino". Ma quando
interviene il gioco sociale?
La psicologa americana Mildred B. Parten ha studiato l'evoluzione
della socialità concludendo che nel periodo tra i 2 e i 5 anni le
interazioni tra i bambini si fanno più frequenti, vivaci, complesse
e mature.
Dal suo studio la Parten ha individuato quattro tipi di gioco:
- nel gioco solitario il piccolo si diverte coi suoi giochi da solo,
senza curarsi di stare assieme ai compagni o di interagire con loro.
A volte, li guarda mentre giocano senza però unirsi ad essi.
- nel gioco parallelo il piccolo gioca in modo indipendente accanto
agli altri, ma non con loro. Per quanto siano vicini e con giochi
simili, i bambini non hanno alcun rapporto.
- nel gioco associativo il bambino ha rapporti con gli altri, scambia
i giocattoli o corre in triciclo con loro, e tenta di dirigerne il
comportamento. Ciascun bambino agisce comunque per conto proprio, e
non c'è divisione dei compiti nè coordinamento delle attività
ludiche.
- nel gioco collaborativo i bambini cominciano a coordinare insieme
le attività ludiche. In questo tipo di gioco, l'obiettivo è di
raggiungere assieme un certo risultato, compaiono i "capi",
si assumono responsabilità differenziate con una divisione dei
ruoli; spesso, i bambini sentono di far parte di un gruppo dal quale
gli altri bambini sono esclusi.
Concludendo, il gioco diviene un'attività davvero sociale e
collaborativa solo verso i 6 anni con il superamento
dell'egocentrismo.